Questo
romanzo di Enzo Consoli, tutto incentrato sulla protagonista,
Adele, attraverso una narrazione chiara e godibile, pregna come il
filo teso di un racconto serrato ma non privo di finezze
psicologiche e di realismo narrativo, ci racconta una vicenda
protesa verso il mistero della duplice faccia dell’esistenza
umana, con gustoso linguaggio non privo di finezze letterarie, ma
rivolto costantemente verso il fine di aprirci man mano le porte
che chiudono le facce diverse della realtà. Il titolo appunto,
"Il giardino dei limoni blu" e la poesia che ne
costituisce il proemio, e che viene spiegata proprio nelle ultime
pagine del romanzo, indica questo aspetto di duplicità della
esistenza dell’uomo e ci indica una chiave possibile di apertura
di uno spiraglio su questa sfinge che chiamiamo vita.
(...)
Solo dopo, ad una attenta rilettura, ho gustato le finezze delle
notazioni a margine e il gusto delle parole filtrate in modo
magico nella suggestione della narrazione. (...) Se il romanzo è
tempo raccontato (e il tempo è già di per sé magia) qui il
tempo con le sue "intermittenze del cuore" si dispiega
attraverso una dimensione magica che attrae e che persuade. Ben
delineate le figure dei personaggi di
contorno della narrazione, con notazioni in chiaroscuro che ne
evidenziano la credibilità e in fine di
contorno della narrazione, con notazioni in chiaroscuro che ne
evidenziano la credibilità e in fine inaspettato
il dispiegarsi nella sua
interezza dell’antagonista della vicenda, proprio nell’ultimo
capitolo, che in altre mani di scrittore meno avveduto avrebbe
potuto mostrare le corde di una teatralità non gradita e che la
mano delicata di Consoli riesce a rendere credibile. (...)
Mi sembra - e questo è il mio giudizio su questo romanzo di Enzo
Consoli - che esso sia un romanzo riuscito proprio perché l’autore,
per dirla con Michel Butor, nel rappresentare la vicenda ha scelto
la giusta "risposta a una certa definizione della
coscienza". |